Comitati contrari all’inceneritore di Selvapiana attaccano Rossi: “Servono leggi più coraggiose”

PONTASSIEVE – “Quanti disastri dovremo sopportare ancora per renderci conto che occorrono leggi più incisive e coraggiose?”. La domanda è rivolta al Presidente della Regione, Enrico Rossi, e la pongono – con un comunicato stampa congiunto- Italia Nostra Firenze, Associazione ‘Vivere in Valdisieve’ e AssoValdisieve- Comitato Valdisieve, contrari da sempre all’ampliamento dell’impianto per lo smaltimento dei rifiuti di Selvapiana a Rufina, preoccupati dalla situazione che in questi giorni sta coinvolgendo la Toscana.

Inceneritore di Selvapiana

Rimaniamo sbigottiti di fronte alle affermazioni del Presidente Rossi, responsabile delle modifiche ad hoc della legge toscana, che si accorge di nuovo che queste alluvioni sono un ulteriore campanello di allarme che chiama in causa le responsabilità di tutti e impone svolte radicali nell’uso del territorio, nelle politiche d’investimento e nel modello di sviluppo”.

Le Associazioni denunciano una incongruenza nell’atteggiamento del Governatore che oggi denuncia una situazione difficile, ma che ha attuato delle “modifiche ad hoc” sugli articoli 141 e 142 della LR 66/2011 (finanziaria 2012), i quali avrebbero quasi bloccato tutta una serie di interventi tra cui, appunto, l’inceneritore di Rufina, vicino al fiume Sieve.

Mentre l’Italia è divisa in due proprio a causa delle alluvioni in Toscana, che è sommersa dall’acqua per le ultime piogge di portata eccezionale – sottilinea la nota – mentre si registrano di nuovo la perdita di vite umane e danni ingenti al territorio, mentre si mette ancora a dura prova la resistenza delle popolazioni coinvolte in questi disastri in cui protezione civile, esercito e volontari si rimboccano le maniche per aiutare e attenuare i disagi, in Toscana ci si fa belli dato che “ abbiamo” (come dichiara il Presidente Rossi) “unici in Italia, una legge regionale che, blocca l’edificazione negli alvei dei fiumi e nelle zone ad alto rischio idraulico”.

Come al solito – afferma la nota – ci si accorge del problema solo a disastro avvenuto, e si proclamano di nuovo buoni propositi e “svolte radicali”. Una “Svolta radicale” poteva essere d’impedire definitivamente le costruzioni in aree golenali o paludose, e di pensare anche a una delocalizzazione delle opere esistenti in tali aree, senza ricorrere all’espediente delle “opere di cosiddetta messa in sicurezza” per “aggirare” vincoli e norme. “Invece – conclude il comunicato stampa congiunto – non ci si è accorti che le modifiche alla legge (in primis dell’art.2) l’hanno di fatto “svuotata” dei buoni presupposti di salvaguardia del territorio, dopo le devastanti alluvioni dell’autunno 2011”.

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