PONTASSIEVE – L’Ex Chino Chini di Pontassieve nel giro di qualche anno potrebbe essere ristrutturato e riqualificato per trasformarsi in aule e spazi a servizio delle attività scolastiche.
Ma il condizionale è d’obbligo perché tutto questo sarà possibile solo se il Comune riuscirà a trovare i finanziamenti per farlo.
La giunta pontassievese ha approvato il progetto preliminare che definisce il possibile utilizzo futuro dell’edificio pubblico, in abbandono da anni, che collega la scuola Maltoni e la scuola Calvino del capoluogo, ma, attualmente, non sono nella disponibilità del Comune gli 1,2 milioni di euro che servono a plasmare l’attuale struttura in 6 nuove aule, 2 auditorium, alcuni servizi igienici e una sala per psicomotricità; tutte opere previste dal progetto che, si apprende, sarà presentato ad un bando regionale sulla scuola per ottenere una parte dei finanziamenti necessari.
L’IDEA DELL’AMMINISTRAZIONE. Secondo quanto descrive la delibera del progetto preliminare – realizzato dallo Studio Progettisti Associati di Firenze e approvato dalla giunta lo scorso 24 marzo (Sull’albo pretorio dal 2 aprile) e in cui è presente anche la relazione tecnica, la relazione illustrativa e il quadro economico – l’intervento di ristrutturazione dell’ex Istituto Chino Chini è visto principalmente come ampliamento della scuola primaria Calvino e a servizio delle due scuole che, attualmente, registrano qualche carenza di spazi accessori e polivalenti.
Di concerto con la scuola, con cui l’amministrazione dice di aver condiviso la necessità di spazi, i nuovi locali saranno “ad uso scolastico – dice la relazione tecnica – , con attitudine a soddisfare anche altre esigenze della cittadinanza e delle sue associazioni” e “utilizzabili dalla scuola ma anche fruibile autonomamente dalle varie Associazioni cittadine senza interferenza con le scuole stesse”. Verranno così collegati i due edifici in un unico complesso in modo da consentire l’uso dei nuovi locali da parte della scuola sia separatamente che unitariamente. Nella relazione poi si precisa che per l’Ex Chino Chini ci sarà un miglioramento della sua estetica e delle sue prestazioni di isolamento termico e sarà sismicamente adeguato.
UN PROGETTO GIA’ DEFINITO CHE SENZA RISORSE RIMARRA’ SULLA CARTA. Dal Comune si preferisce non rilasciare dichiarazioni su questo progetto ma dalla delibera emerge che l’amministrazione pensa di ottenere gli 1,2 milioni di euro necessari (per la precisione 1.202.550,00 di euro, di cui 884.430,00 per lavori a base d’asta comprensivi degli oneri di sicurezza non soggetti a ribasso) ottenendo un contributo di 700 mila euro dalla Regione Toscana (Grazie ad un apposito bando), più 160 mila euro di “residui vincolati nel bilancio 2015” e altri 343 mila euro circa con l’assunzione di un mutuo da prevedere nel 2016 e 2017.
IL DIBATTITO SULL’EX CHINO CHINI E SUL SUO UTILIZZO. L’edificio pubblico negli anni – e sopratutto durante la scorsa campagna elettorale – è stata oggetto di molti annunci e dibattiti politici ma ha anche visto l’interesse di privati, come una locale società sportiva interessata a far diventare l’edificio in una palestra più ampia dell’attuale. La precedente amministrazione a fine legislatura annunciò risorse disponibili per una timida riqualificazione, poi mai avvenuta, mentre nei programmi elettorali di tutti i partiti e movimenti era chiaro l’intento di voler ristrutturare l’ex Chino Chini creando spazi per fare cultura e comunque rivolti alla cittadinanza (Concetti generici e approssimativi che non definivano uno specifico sviluppo futuro, ndr). Più puntuale fu la maggioranza oggi eletta – PD e Lista Civica – che nel proprio programma elettorale precisò che “I locali dell’ex Chino Chini, oltre ad essere al servizio degli adiacenti plessi scolastici, rappresentano uno spazio polifunzionale dove in futuro si potranno portare teatro, cinema, una sala prove: un’officina creativa”.
COME ANDRA’ A FINIRE? Se l’obiettivo, rispettando il programma elettorale, adesso si sta definendo nero su bianco con un progetto preliminare, per il Comune non rimane che affrontare il complicato problema delle risorse economiche che, solo se arriveranno (ottenendo sopratutto il finanziamento regionale), potrebbero consentire i lavori non prima del 2016 o del 2017. Ma il condizionale è d’obbligo.